Johnny Thunders: la chitarra era una spada
Nella puntata iniziale di Vinyl, serie creata e prodotta da Martin Scorsese e Mick Jagger, il protagonista fa il suo ingresso al Mercer Arts Center di New York sulle note di “Stranded In The Jungle”. È il 1973 e il vento della musica sta cambiando. Vinyl fotografa quel momento attraverso gli occhi di Richie Finestra, CEO dell’American Century Records: è una storia di amori perduti, eccessi e sogni infranti.
Pertanto non poteva che iniziare con le New York Dolls sul palco.
La scena trae ispirazione proprio da un concerto delle Dolls al Mercer Arts Center, nella Oscar Wilde Room, dove vengono notate da Marty Thau, in giro a festeggiare le dimissioni dalla Paramount Records e deciso a lanciare una propria etichetta.
Thau rimane folgorato dalle New York Dolls al punto da diventarne il manager.
Diversi lustri fa, davanti allo scaffale dei CD usati, il mio amico Scottino me ne indicò uno: “Se non lo conosci, prendi questo”: copertina in bianco e nero, cinque ragazzi seduti su un divanetto di raso bianco, rossetti, zeppe e ombretti mescolati a una spietata arroganza di strada e, in alto a sinistra, soltanto la scritta New York Dolls tracciata con un rossetto rosa.
Arrivata a casa lo infilai nello stereo e appena partì “Personality Crisis” rimasi folgorata come Richie Finestra in Vinyl. Era roba potente e pericolosa, com’è giusto che sia il rock’n’roll.
Oggi ho tra le mani L.A.M.F. La Leggenda di Johnny Thunders scritto da Andrea Valentini (Tsunami Edizioni) che ripercorre la storia di John Anthony Genzale dall’infanzia all’esordio con le New York Dolls, dagli Heartbreakers fino al triste declino finale.
Non è una semplice biografia, è un atto d’amore e riconoscenza nei confronti di un artista da parte chi, scrivendone, vuole ringraziarlo per avergli lasciato un segno così importante. Valentini, infatti, ha dedicato diversi anni a questa opera superando non pochi ostacoli legati alla difficoltà di reperire fonti, districandosi tra quelle attendibili e quelle meno, un po’ Stranded In The Jungle pure lui quindi.
Se leggi questa storia, Johnny ti entra dentro, con le sue luci e le sue ombre. Il Johnny bambino, abbandonato dal padre, cresciuto con amore dalla madre e dalla sorella Mariann che gli trasmette l’amore per la musica attraverso i dischi di Elvis, Supremes e Ronettes. La scoperta dei Beatles e, con loro, una vera e propria rivoluzione, anche se l’incontro fatale avviene grazie a uno zio musicista che gli regala il suo primo strumento (non è chiaro se un basso o una chitarra, precisa Valentini riportando sempre con dovizia di particolari la molteplicità di voci incontrate in questo percorso).
È a quel punto che Johnny, giovane promessa del baseball, intraprende un’altra strada, lungo la quale incontriamo le Dolls, la storia d’amore con la supergroupie Sable Starr (“l’avventata ingenuità di una sedicenne combinata con quella di un ventenne catapultato in un sogno fatto di rock’n’roll”), l’iniziazione all’eroina (pare) per mano di Iggy Pop, la relazione con Cindy Lang (che soffia ad Alice Cooper), la sua passione per i vestiti - Johnny ha uno stile pazzesco, oltre che carisma da vendere, motivo per cui è sempre circondato da uno stuolo di belle ragazze. Bebe Buell (nientemeno che la madre di Liv Tyler) ricorda che se Johnny si alzava per andare in bagno, c’era una fila pronta a seguirlo: “Questo era il Johnny Thunders che avevo conosciuto […]. La palla di fuoco carismatica con i migliori capelli del rock’n’roll. E, ovviamente, l’accessorio da rocker più indispensabile, oltre a una bella fighetta a braccetto per attirare l’attenzione: un pacco enorme”.
Le Dolls non sono facili da gestire. Già ai loro inizi, qualche pezzo grosso dell’industria aveva scelto “di curare gli interessi di un’altra band, tali Aerosmith di Boston […] preferiti dal management in quanto giudicati più gestibili”.
Dunque i Toxic Twins e soci, con un Steven Tyler che ha dichiarato di avere un buco di due anni di cui non ricorda assolutamente nulla, erano più gestibili.
Johnny Thunders e il sodale Jerry Nolan, rispettivamente chitarra e batteria delle Dolls, fondano poi gli Heartbreakers insieme a Richard Hell, gran figo ma pure grandissima testa di legno. Lui e Johnny sono due galli in un pollaio nutrito di eccessi e la collaborazione non può durare a lungo.
Peccato, dirà Richard Lloyd dei Television, perché gli Heartbreakers con quella formazione erano “come un treno merci lanciato in corsa”.
Hell abbandona il gruppo, ma Thunders va avanti per la sua strada, sempre più infognato con l’eroina - al punto da chiedere l’anticipo dei live per spararselo in vena prima ancora di dividerlo col resto della band.
Colpisce che, nonostante i comportamenti capricciosi in studio e ingestibili sul palco, Johnny riuscisse a farsi voler bene da chi gli stava intorno.
Lungo il suo percorso trovava sempre qualcuno pronto a tendergli la mano per tirarlo fuori dal pantano.
Fa tenerezza pensare che, alla fine della sua breve vita, Johnny volesse rifugiarsi a New Orleans per ripartire, fare ancora musica, cambiando genere. Una città che, però, “lo attende con un sorriso seducente e bastardo a cui non si può dire di no”, scrive Valentini.
Johnny Thunders muore il 23 aprile 1991 a 38 anni. Era affetto da una grave forma di leucemia, ma le ultime ore della sua vita sono avvolte nel mistero.
Al suo funerale, come ricorda lo scrittore Alving Eng, la chiesa era divisa in due: da una parte i punk dei sobborghi periferici che onoravano Johnny Thunders facendo festa; dall’altra quelli che piangevano John Anthony Genzale, “il ragazzino che Thunders si era lasciato alle spalle insieme al Queens quando si era reinventato nella City. Quelli che piangevano Genzale avevano tutti delle occhiaie nere che cerchiavano i loro grandi occhi scuri da immigrati italiani. Occhi rossi per il pianto”.
Dopo aver letto questo libro, è impossibile non affezionarsi a Johnny, con i suoi tratti irriverenti e gentili, grotteschi e disperati, puri e incendiari, dolorosi e surreali.
In qualche modo entra a far parte della tua vita, grazie anche alla passione trasmessa da chi ha scritto questa storia.
E capisci quanto sia vera la conclusione di Valentini, quando afferma che “Lui, decisamente, non se n’è mai andato”.
Ghost Track
L’ultima volta che Johnny Thunders incontrò Jerry Nolan fu poco prima di partire per New Orleans. Nolan poi raccontò che si salutarono nello stesso luogo in cui si erano incontrati per la prima volta, da ragazzi.
Scottino e Valentini hanno suonato insieme nei Port Of Souls
Auguro una Les Paul Junior TV Yellow vintage a Valentini. Se la merita.